Vino & Altre Storie

Altrove a Sud: storie di vino e di popoli

Written by Veronica Lavenia

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Fotografare l’Italia del Sud e la Sicilia, la sua gente, e i territori attraverso la narrazione del vino come matrice comune, senza rimanere intrappolati nell’ordinaria retorica dello stereotipo è dote di chi riesce a entrare nell’anima dei protagonisti delle storie, di chi non abita i luoghi ma li vive, prima di tutto nel cuore.

Raccontare il Bel Paese è un mestiere tra i più complessi per gli italiani stessi.  Il Sud è una realtà a sé stante e molto diverse tra loro sono le regioni del Meridione d’Italia. La Sicilia, un universo lontano pure dal Mezzogiorno (definito dagli isolani, come l’intero Stivale, “il Continente”, perché anche il Sud Italia, per i siciliani, è Nord), un mosaico di culture che rendono già due mondi differenti tra loro il versante Orientale da quello Occidentale dell’isola.

Ancora più ardita può diventare la narrazione sul tema Italico, da parte degli autori stranieri i quali, non raramente, legittimano un libro sull’Italia ancorandosi a qualche antenato emigrante, da cui hanno appreso storie e racconti. Molti di loro, da adulti, intraprendono un viaggio lungo la penisola italiana alla ricerca di quelle radici che, di solito, faticano a trovare poiché quell’Italia non esiste più, se non nell’immaginario di chi trova conforto da certi ricordi familiari. Così, attingono da memorie sfocate, intessendo, non di rado, narrazioni conformistiche da cui il lettore straniero fatica a dissociarsi (basti pensare ai reiterati danni perpetrati alla cultura enogastronomica italiana da non pochi  food writers e chef anglo-americani).

Ci sono le regole e poi le eccezioni. Accade così che un libro sull’Italia del vino possa diventare qualcosa di più di una lettura solo per professionisti o amanti del genere: un piacevole percorso lungo le strade del Sud Italia alla scoperta della magia dei vigneti del Meridione e delle storie di chi li rende speciali. Racconti di impareggiabili bellezze, di talenti e di altrettante  contraddizioni.

Robert Camuto, giornalista e scrittore statunitense, esperto di vino, residente da qualche anno nel Nord Italia, riesce nell’ardita impresa di raccontare l’Italia vitivinicola del Sud, senza che il cliché diventi la regola ma andando oltre la superficie fino a rivelare l’essenza delle varie anime che compongono un puzzle variegato e complesso quale è il Meridione.

La scelta di Camuto di trasferirsi dalla Francia in Italia è, di certo una dimostrazione di affetto che egli descrive nelle prime pagine di South Somewhere, pubblicato in Italia per i tipi di Edizioni Ampelos con il titolo “Altrove a Sud. Il vino, il cibo, l’anima dell’Italia”.

Un amore, quello per l’Italia, con cui è sceso a compromessi per la moglie, categorica nel non voler vivere da Roma in giù perché: “Roma e Sud significava che non “voleva” lasciare le regole dell’Europa Occidentale per vivere in quella che temeva culla della corruzione. Come donna non era disposta a vivere in una sorta di epoca buia dove gli uomini uscivano la sera per andare al bar e le donne restavano a casa a stirare le camicie”.

©Edizioni ampelos

Camuto sottolinea che “questi sono, ovviamente,” luoghi comuni. Evidentemente, però, ancora  radicati nell’immaginario del “forestiero” (inteso anche come Italiano) tanto da essere sottolineati in modo marcato.

Da Siciliana sorrido: non ho mai vissuto in alcuna “sorta di epoca buia” ma nella vivace seconda città siciliana che, come tutti i Sud del mondo, non si affanna nel sembrare migliore di quello che è, sforzandosi di curare le apparenze così care altrove, non a Sud.

Il giornalista statunitense si smarca rapidamente dalla noia del déjà lu  poche righe dopo. Non tanto quando dichiara di amare il Sud perché “è meno sofisticato, più verace, più familiare ed è più vicino al ricordo dell’Italia della mia infanzia” ma nell’affermare che “il Sud Italia è fondamentale per il mondo del vino”. Da qui, si dipana il racconto che, attraverso le storie dei vignaioli del Sud, diventa un brillante affresco dell’Italia del vino.

Che il Sud sia fondamentale per il mondo enoico è molto chiaro al Nord e non il contrario (non ancora abbastanza, per lo meno). In tempi non sospetti, alcuni imprenditori del Settentrione hanno scelto il Meridione per i loro investimenti. La Sicilia e la zona etnea, in particolare, sono tra gli esempi più noti alle cronache (inter)nazionali.

Camuto ne è testimone e il racconto dedicato è molto interessante poiché l’autore porta alla luce l’eterna dicotomia Nord/Sud che, anche nel settore vinicolo, diventa palese rispetto alle prospettive del futuro Meridionale e isolano, nello specifico. Le riflessioni da parte di un enologo e viticoltore etneo, raccolte da Camuto, in visita presso alcune cantine alle pendici dell’Etna, rappresentano l’essenza di quanto siano ancora distanti i due fronti del paese sul fronte dell’idea di sviluppo economico (per lo meno vitivinicolo). “Tutti vogliono venire sull’Etna e dire: L’Etna sono io! (..) Non voglio andare nelle Langhe a fare Barolo (…). Perché il Barolo vuole venire a fare Etna?”.

Certo, l’appartenenza è la radice della continuità e, nello specifico, chi meglio di un viticoltore cresciuto nel luogo di produzione può raccontare le sue vigne? Oggi, però, tutto questo, non basta più. Senza una visione commerciale in prospettiva, che vada oltre il rimanere ancorati al luogo e alle tradizioni che “solo il vignaiolo saprebbe narrare”, il rischio è di non stare al passo con le varie realtà del mondo che, pur non avendo, a volte, la stessa ricchezza,  “vendono” al meglio territorio e prodotti.

Lo sa bene Giuseppe, il Virgilio che Camuto incontra in Calabria alla scoperta della piccola ma potente produzione vinicola della regione. Una cultura quella vinicola Calabrese alle prese da sempre con le dinamiche di una terra complessa. Dinamiche che, in riferimento allo stentato decollo dell’industria vinicola locale, Giuseppe commenta in poche parole ma veritiere: “Per promuovere il territorio e l’agricoltura, bisogna aggiustare le strade”.

Più o meno simile è il pensiero di Sabino, un produttore campano: “Qui la mentalità è stagnante. Nulla si muove”.

©Edizioni Ampelos

La colpa è sempre di qualcosa che manca o di chi dovrebbe e non fa. Così facendo, anche il singolo delega, giustificando limiti e mancate opportunità, invece di puntare sul fare, ognuno come può e sa.

Il racconto del Sud del vino, nella descrizione dei luoghi e delle persone che lo vivono anche con i loro vini, è curato nei particolari, tanto che sembra di immaginare gli attori di quella che pare avere qualcosa in comune con una sceneggiatura cinematografica. Ai dettagli fisici degli interlocutori, seguono quelli dei territori ora incantevoli, ora sfregiati (in alcuni casi) dall’incuria. Nel corso della narrazione il vino è sempre protagonista con accanto il buon cibo della cucina meridionale. Perché al Sud il vino è. prima di tutto. convivialità e, di rado, è bevuto da solo.

Luci e ombre di un Sud da cui in tanti sono andati (o vanno via) mentre molti di coloro che rimangono puntano su quell’agricoltura che dovrebbe tornare a fare la differenza. Il Sud, quel Sud che, nonostante tutto o, proprio per questo, è, da sempre, fonte di ispirazione ora letteraria ora cinematografica, di nostalgia e di attrazione, come spiega Camuto: “Per me l’essenza dell’Italia è questa: il caos che dà vita all’ispirazione. Vivo nel Nord Italia, più stabile e prevedibile, ma una qualche bussola interiore mi spinge costantemente verso altre parti, in cerca di qualche seme di splendore. ALTROVE  A SUD”.

Un’altra scommessa vinta dall’editore Andrea Fattizzo, capace, ancora una volta, di selezionare titoli interessanti. Un editore del Sud, di quell’Altrove che oggi, più che mai, dovrebbe poter divenire, se vi fosse lungimiranza, il futuro del Bel Paese.

About the author

Veronica Lavenia

PhD.
Writer, book author, essayist and magazine contributor, some of her works have appeared in the most popular International magazines.
Digital Content Manager and Communication Manager at "The Wolf Post", since the birth of the platform.

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