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© SuDVinBio
Una nuova Era del vino si apre ed è bio. Il vino biologico è ormai una realtà, nonché scenario idoneo per un mondo che cambia nel clima ma anche nei consumi.
L’Europa, culla mondiale per eccellenza di cultura, è il continente che sta investendo in modo importante per incentivare la coltivazione biologica della vite.
WinEra è il progetto dell’Unione Europea, nato con l’obiettivo di formare di “Promuovere il vino europeo attraverso una nuova era di formazione specializzata per i produttori di vino biologico e biodinamico”. Un programma ambizioso che vede la partecipazione di alcune cantine biologiche dei maggiori paesi produttori ma anche siti di wine commerce.
Attualmente, l’Unione Europea conta il doppio di vigneti biologici rispetto a dieci anni fa. Anche la domanda di vino biologico sta aumentando e si stima che presto la domanda supererà l’offerta. Nonostante la viticoltura convenzionale sia ancora prevalente, i consumatori, sempre più interessati a una alimentazione biologica e sostenibile, richiedono anche vini naturali.
Scegliere vini naturali, privilegiare la viticoltura biologica, in tempi di evidente cambiamento climatico, significa scendere a patti con la natura e le sue esigenze. Ma significa anche di avere a cuore le necessità dei consumatori. Tra loro c’è chi sceglie il biologico per questioni etiche ma c’è anche chi si converte all’alimentazione naturale per motivi di salute.
Le donne e i giovani giocano un ruolo chiave sulle scelte etiche e commerciali. Di solito, sono le donne a occuparsi dell’economia domestica, a fare la spesa e ad acquistare il vino anche al supermercato. Secondo IPSOS (2015), il 51% dei consumatori europei di vino biologico sono donne. E poi ci sono i giovani, sempre più attratti da uno stile di vita sostenibile (si pensi, ad esempio, al numero crescente di piattaforme, siti, blog di alimentazione naturale e al boom dei libri di cucina sul tema nati dell’ultimo decennio). Il vino non è un contorno ma il protagonista di questa nuova finestra. Sempre secondo IPSOS, il 23% dei consumatori ha meno di 35 anni, il 50% ha tra i 35 e i 64 anni e il restante 27% ha più di 65 anni. Da ciò, si evince quanto i giovani e le loro scelte abbiano un peso sull’economia vitivinicola.
Che l’agricoltura biologica sia un bene necessario è chiaro anche alle aziende convenzionali, le quali, quando possibile, riducono l’uso di pesticidi chimici. A tal proposito, l’UE ha fissato alcuni obiettivi per la sua agricoltura. Entro, il 2030, ad esempio, il 25% della superficie agricola totale della Comunità deve diventare biologica.
Al moderno viticoltore biologico è richiesta una competenza di alto livello, nonché una innovazione tecnica per produrre un vino di qualità senza ricorrere agli additivi della viticoltura convenzionale.
Per merito della viticoltura biologica, l’Europa sta riscoprendo varietà tradizionali dimenticate o scomparse a causa della fillossera che, dalla fine del XIX secolo, ha impoverito il patrimonio vegetale del Continente.
Anche l’enoturismo biologico (nell’ambito della crescita dell’ecoturismo) è una forma di turismo in crescita che porta benefici alle cantine (anche a quelle tradizionali che si dedicano comunque alla riduzione di sostanze chimiche, incoraggiando la sostenibilità) ma anche ad altri comparti (ristorazione, enoteche…).
Al di là dei vantaggi commerciali, l’agricoltura biologica e biodinamica è una scelta di filosofia di vita. Le sfide e le incertezze sono maggiori rispetto alla produzione tradizionale per cui gli imprenditori che si convertono hanno sicuramente un rapporto personale con la natura speciale.
Con progetti ambiziosi come WinEra, l’Unione Europea vuole proteggere anche la salute dei viticoltori non solo quella dei consumatori. È noto il caso Francia dove ci sono stati anche decessi tra i viticoltori per l’uso costante e in quantità di pesticidi nel vigneto. Inoltre, “l’interazione positiva tra il suolo, il clima e le piante è l’unico modo per gustare veramente il ‘terroir di un vino’.
L’incentivazione della viticoltura biologica da parte dell’EU punta su molti altri fattori positivi come la rotazione delle colture tra i filari nel vigneto che migliora la fertilità del suolo, riducendo la necessità di usare pesticidi e migliorare la fertilità del suolo.
Una cultura che rappresenta una sfida ma anche il futuro del settore vinicolo. Un futuro in cui l’Europa si attesta come il più grande mercato globale del vino biologico, con una quota del 30,6% delle entrate di mercato nel 2021 (Source “The Brainy Insights”).
Fonti: WinEra- Why Organic.