Vino & Altre Storie

Vini dealcolati: intervista a Nicola Angiuli

Written by Veronica Lavenia

Moda del momento o un’alternativa che ricorda la birra senza alcool o il decaffeinato? Solo il tempo potrà stabilirlo. Certo è che dopo la regolamentazione avviata nel 2021 da parte dell’Unione Europa, dal 2025 anche in Italia sarà possibile produrre vini dealcolati.

Il mercato internazionale si apre a nuovi percorsi e, ancora una volta, sarà il consumatore a fare la differenza.

Chiediamo a Nicola Angiuli, esperto importatore con esperienza ultra trentennale nel settore il suo parere sull’argomento.

Nicola Angiuli

Con la nuova regolamentazione, anche in Italia è possibile produrre vini dealcolati. Considerata la storia del vino in Italia e il peso che un importatore di vini italiani ha sul mercato internazionale quale è il tuo pensiero sul tema, da consumatore di vino prima e da professionista poi?

Questa è un’ottima domanda, poiché il vino dealcolato è una categoria nella produzione vinicola italiana che non è stata ampiamente esplorata. Per chi non ha familiarità con il termine, il vino dealcolato si riferisce ai vini a cui è stata rimossa una parte o la totalità del contenuto alcolico dopo il processo di fermentazione. Di seguito, sono riportati i tre metodi principali che le aziende vinicole possono utilizzare per ottenere questo risultato.

  1. Distillazione sotto vuoto: questo metodo riscalda il vino a pressione ridotta per rimuovere efficacemente l’alcol.
  2. Osmosi inversa: questo processo utilizza una pressione molto elevata per separare l’alcol da altre sostanze.
  3. Tecnologia Spinning Cone: questo processo utilizza condizioni di vapore e vuoto per estrarre l’alcol.

Nicola Angiuli

Ho una visione positiva dei vini dealcolati per diversi motivi e mi concentrerò sui primi tre che mi vengono in mente. Innanzitutto, si prevede che oltre 60 milioni di turisti visiteranno l’Italia nei prossimi anni. In secondo luogo, è probabile che questa categoria di vino entrerà in competizione con le bevande analcoliche, il che potrebbe, gradualmente, ridurre le vendite di bevande gasate e aumentare quelle di vino. Infine, i consumatori avranno ora la possibilità di acquistare questi vini in luoghi in cui prima non erano disponibili.

Tra i tuoi clienti ci sono cantine che producono vini dealcolati o che hanno intenzione di produrlo? Se sì, saresti interessato a promuoverli negli USA?

Al momento, non importiamo vini dealcolati, ma siamo interessati a introdurli nel mercato statunitense, poiché nessuno dei nostri attuali produttori offre questo prodotto. Posso, sicuramente, vedere influencer sui social media che promuovono questi vini, indirizzandosi alla Generazione Z, la Generazione Alpha e ai Baby Boomer.

© Nicola Angiuli

Secondo la tua esperienza che margini di interesse ci sono e ci saranno per i vini dealcolati sul mercato USA?

Ci sarà un margine di interesse significativo, ma si applicherà solo a gruppi specifici. Diamo un’occhiata ad alcune statistiche: la Generazione Z consuma meno vino rispetto ai Millennial, mentre entrambe le generazioni tendono a bere più seltzer duro. Possiamo prevedere che la Generazione Z apprezzerà e sarà una buona consumatrice di vino dealcolato. Inoltre, i dottori spesso consigliano ai Baby Boomer di limitare il consumo di alcol, il che suggerisce che il vino dealcolato potrebbe avere un impatto positivo su questa fascia demografica. Stiamo anche assistendo a una tendenza nel vino verso solfiti più bassi, pesticidi ridotti e pratiche biologiche sostenibili, il che indica che i consumatori sono più aperti a provare opzioni di vino innovative. I vini dealcolati, probabilmente, trarranno vantaggio da questa tendenza emergente.

© Nicola Angiuli- FRANCOLI USA

Credi che i vini dealcolati made in Italy partano già con un vantaggio proprio perché provenienti da un paese produttore storico di vino?

Il vino d’uva veniva prodotto 8.000 anni fa in Georgia. Tuttavia, la storia indica che i Romani perfezionarono la vinificazione e furono spesso associati a questa arte. Inoltre, sappiamo che in Italia il vino è strettamente legato al cibo. Per gli italiani, è considerato più una parte del pasto che una semplice bevanda. Inoltre, con oltre 60 milioni di persone previste in visita in Italia, possiamo tutti concordare sul fatto che i vini dealcolati prodotti in Italia avranno un vantaggio significativo.

© Nicola Angiuli- FRANCOLI USA

Che consigli dai a un produttore che decide di produrre vini dealcolizzati con l’intenzione di esportarli?

I consumatori apprezzeranno sempre il vino con l’alcol. La maggior parte preferisce vini che soddisfino il palato. In secondo luogo, i vini dealcolati non sono per tutti, quindi occorre una strategia di marketing che si rivolga a fasce di età specifiche. In terzo luogo, bisogna concentrarsi su alcuni mercati per valutare le reazioni dei consumatori ai vini dealcolati, poiché sappiamo che il profilo aromatico sarà diverso ed è meglio raccogliere un database. La mia ultima raccomandazione è personale e non approvo la distillazione sotto vuoto, poiché credo che esistano tecniche alternative migliori.

About the author

Veronica Lavenia

PhD.
Writer, book author, essayist and magazine contributor, some of her works have appeared in the most popular International magazines.
Digital Content Manager and Communication Manager at "The Wolf Post", since the birth of the platform.

This site is protected by wp-copyrightpro.com