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Credits: Consorzio Sicilia DOC
Presidente Rallo, dall’anno dell’Istituzione del Consorzio Sicilia a oggi quali obiettivi sono stati raggiunti e quali traguardi sono ancora da raggiungere?
Dalla sua creazione ad oggi, il Consorzio ha sempre lavorato con costanza e dedizione per ottemperare alla sua missione, ossia promuovere e tutelare la denominazione DOC Sicilia oltre a garantire che tutte le fasi e le disposizioni indicate nel Disciplinare di Produzione vengano rispettate rigorosamente.
Oggi, possiamo dire che, grazie a questo impegno, la denominazione DOC Sicilia è riconosciuta come garanzia di qualità e come simbolo non solo della regione, ma della stessa produzione Made in Italy in Italia e all’estero. Una conferma, in tal senso, l’abbiamo avuta anche durante la recente crisi sanitaria. Anche in questo caso, le iniziative prese dal Consorzio per contrastare la crisi provocata dalla pandemia sono risultate efficaci. Gli effetti negativi causati dall’epidemia da Covid-19 si sono, infatti, confermati meno penalizzanti per la produzione della DOC Sicilia, rispetto all’intero comparto del vino italiano di qualità. In generale, possiamo affermare che le scelte strategiche del Consorzio sono andate nella giusta direzione e ci hanno permesso di chiudere il 2020 con oltre 90 milioni di bottiglie, risultato che conferma che il lavoro del CdAed del team Doc Sicilia è riuscito a tutelare gli interessi della filiera della denominazione.
La DOC Sicilia, in particolare, in questi anni, ha sempre lavorato per potenziare le proprie attività di promozione e comunicazione, privilegiando in primo luogo quei Paesi dove i consumi sono rimasti stabili, come gli Usa, il Canada, la Germania. Poi, ha puntato ad altri mercati, come quello asiatico e cinese in particolare, dove i segnali sono incoraggianti e su cui riteniamo ci siano importanti spazi di sviluppo. A seguito, di un’azione di monitoraggio e di ascolto dei canali digitali nel mondo infatti, abbiamo avuto conferma del fatto che il vino siciliano desta molta attenzione all’estero. Sicuramente i dati produttivi e di confezionamento dei vini DOC Sicilia confermano il trend positivo della denominazione. È il segno tangibile del grande impegno e del lavoro portato avanti dalla DOC Sicilia in termini di comunicazione, promozione e di consapevolezza della qualità del vino siciliano nel mondo, che ci fanno ben sperare per il futuro. Il coinvolgimento di un numero sempre maggiore di aziende nel progetto costituirà lo step successivo per veicolare maggiormente nel mondo la denominazione DOC Sicilia e per garantire un ritorno economico tangibile a tutti i viticoltori siciliani.
Attraverso quali forme di comunicazione e/o servizi, attività il Consorzio promuove la Sicilia del vino, soprattutto in tempi attuali?
Le nostre parole d’ordine sono state e restano ancora promozione, comunicazione e sostenibilità. Nel 2021, abbiamo previsto investimenti in promozione per circa 4 milioni di euro sia sul mercato comunitario, in particolare in Italia e Germania, sia su quello extra Ue (Stati Uniti, Canada e Cina). In Usa, Canada e Cina sono state realizzate nel recente passato campagne pubblicitarie, iniziative di Pr e sui Social che hanno consentito di raggiungere ottimi risultati, legati alla migliore conoscenza della Sicilia e della qualità dei vini delle circa 500 aziende che imbottigliano DOC Sicilia.
Sul fronte della sostenibilità, lo scorso anno, con la nascita della Fondazione “SOStain Sicilia”, il Consorzio ha avviato un progetto volto a rendere più sostenibile il sistema produttivo dei vini della regione. Da un lato, rispetto ad altri territori, partiamo da condizioni climatiche vantaggiose, ventose e secche, che ci consentono di effettuare, facilmente, buone pratiche in vigna, limitando i trattamenti, dall’altro dobbiamo però diventare più sostenibili sul fronte energetico e idrico. Andremo perciò, ogni anno, a misurare, con il supporto di un ente certificatore, le nostre aziende per poter migliorare i processi produttivi e lasciare alle prossime generazioni un territorio migliore.
Infine, sempre rispetto alle attività che il Consorzio, mette in campo per promuovere ma anche tutelare la Sicilia del Vino, nel corso del 2020, è stato avviato, in collaborazione con l’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana, un lavoro di ricerca per poter dar modo ai viticoltori di disporre, nel prossimo futuro, di barbatelle certificate per i nuovi impianti dei vitigni autoctoni più noti (Nero d’Avola, inzolia, Grillo…). Sempre con l’assessorato abbiamo, inoltre, mappato le oltre 70 varietà autoctone che si sono evolute in 2.800 anni di viticoltura in Sicilia e delle quali solo una decina sono quelle che oggi vengono comunemente coltivate. Si tratta, in questo caso, di un lavoro di mantenimento della biodiversità per poi andare a valutare le caratteristiche di ciascuna varietà per selezionare dei cloni che potenzialmente possono dare dei buoni risultati qualitativi e commerciali nel futuro.
Nel competitivo mercato interno, quale posizione occupano i vini Siciliani sia nel comparto della grande distribuzione che nei negozi al dettaglio?
Il 2020 si è chiuso meglio del previsto per i vini DOC siciliani: nonostante l’ho.re.ca sia stato il principale canale commerciale, di fatto, sono state prodotte 90 milioni di bottiglie, 5 milioni in meno rispetto al 2019. Il canale delle vendite on line e dell’asporto sono sempre più in ascesa.
Sicilia del vino e mercato estero. Quali, al momento, i paesi in cui le eccellenze isolane primeggiano e quali ancora i mercati da conquistare?
Come detto precedentemente, il mercato americano e il mercato asiatico rappresentano per noi due mercati focus verso cui, da anni e ancor più per il futuro, stiamo indirizzando risorse e investimenti. Per quanto riguarda gli Stati Uniti il lavoro maggiore riguarda la penetrazione dei vini siciliani in un mercato così vasto e variegato come quello americano, mentre per Cina stiamo lavorando in particolar modo sulla consapevolezza del consumatore. In particolare, negli ultimi anni abbiamo organizzato un calendario di eventi, in collaborazione con l’agenzia ICE Pechino, molto fitto e articolato, per supportare la presenza delle nostre cantine in quel mercato e aprire la strada all’ingresso di nuove aziende e sviluppare la cultura dei vini Doc Sicilia.
Ritiene che il consumatore Siciliano sia consapevole dell’eccellenza vinicola della propria regione o crede sia necessario lavorare ancora per la divulgazione anche a livello locale del vino Siciliano come veicolo di cultura e, dunque, ricchezza del territorio?
Dire Sicilia è dire tradizioni, cultura, paesaggi, storia, arte, architettura, uomini, cucina, vini, così differenti, così unici, quintessenza di tre millenni di mito e storia tramandati sino a oggi. La complessità qui la si coglie nei contrasti, instillata nel DNA di questa terra, e questo lo si ritrova anche in bottiglia. Ritengo che il consumatore siciliano sia consapevole della complessità che si cela dietro un calice di vino DOC Sicilia. La vera sfida resta quella di essere noi i primi testimoni di questo patrimonio nel tempo, ambasciatori orgogliosi e fieri nel mondo di questo inestimabile valore che racchiudono i nostri prodotti.