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Enologo, classe 1969, produttore di vini kosher nella generosa regione vinicola di La Rioja, Jabier Marquínez è anche l’autore del libro “Il vino della Bibbia”, pubblicato in Spagna nel 2010, un anno dopo in inglese e, oggi, disponibile anche in italiano per i tipi Edizioni Ampelos.
Votato “Best in the World” ai Gourmand World Cookbook Awards, il volume offre un’accurata analisi “enologica” del testo sacro e si pone, all’interno della letteratura enologica, come una delle testimonianze più interessanti e innovative.
Quando è nata la sua passione per il mondo del vino?
Ho iniziato a studiare enologia non perché mi piacesse bere vino ma in quanto racchiudeva quasi tutte le discipline che amavo di più: agricoltura, fisica, chimica, microbiologia, ingegneria, storia, arte, ecc.
Innanzitutto, mi piaceva il vino come prodotto, la sua composizione, i cambiamenti da uva a vino, le reazioni. Ho avuto la fortuna di avere un professore di enologia, Ernesto Arbulu, innamorato del vino come elemento culturale, e che mi ha raccontato tante storie e aneddoti a esso legati. Ho amato così tanto i suoi racconti da iniziare a leggere tutto quello che trovavo sulla storia del vino e sul vino nella storia.
Come è nata l’idea di scrivere un libro sul vino in relazione alla Bibbia?
L’idea iniziale non era proprio quella di scrivere un libro. Ho letto tutto quello che ho trovato sul vino e l’ho scritto: storia, vino in pittura, scultura, architettura, musica, letteratura, ecc.
Tra tutte le manifestazioni legate al vino, quella che mi ha colpito di più è stata la relazione del vino con le religioni, soprattutto con il cristianesimo e l’ebraismo, dato che faccio anche vino kosher. Quindi, ho letto la Bibbia, annotando tutto quello che ho trovato sul vino, vigne, consumi…
Alla fine, avevo così tanto materiale che ho pensato di poter fare un libro interessante.
Come ha organizzato il suo lavoro sulla lettura della Bibbia (testo molto impegnativo) e, in seguito, il suo libro?
Ho letto la Bibbia in ordine, dall’inizio alla fine, dapprima sottolineando sulle pagine ma, siccome, c’erano tanti riferimenti ho cominciato a scriverli al computer. La verità è che non mi sono soffermato troppo sul contenuto dei testi, ero più concentrato sulle cose legate al vino. Una volta terminata la lettura, ho organizzato tutto ciò che ho trovato per temi, seguendo l’ordine cronologico della produzione di un vino, dall’impianto della vite fino al consumo del vino.
Nella tua ricerca/studio della Bibbia, riguardo ai temi del vino, cosa ti ha colpito di più?
Praticamente, tutto quello che si trova ha il suo interesse ma per me la cosa più notevole o curiosa è la seguente: avevano atti di acquisto dei vigneti. Avevano già innestato, potato, fertilizzato, ecc.
I poveri e gli stranieri erano i lavoratori stagionali.
Il passaggio in cui parla del grande deposito di metalli. L’uso del vino per lavare i panni o per curare le ferite. Coloro che avevano piantato una vigna erano esentati dall’andare in guerra. Uscivano di notte, c’era musica nelle taverne, si ubriacavano…
Infine, il sottile erotismo del Cantico dei Cantici legato al vino.
Il suo libro è appena uscito in Italia dalle Edizioni Ampelos, terra che, come la Spagna, ha un’antica e nobile tradizione enologica. Quali consigli di lettura può dare ai lettori italiani?
Il libro va letto senza fretta e nell’ordine in cui è scritto. Si può leggere un capitolo alla volta e in giorni diversi poiché non c’è alcun collegamento tra di loro. Consiglio di leggerlo senza pregiudizi, è un libro enologico, non religioso, adatto a credenti e non credenti. Ovviamente, la lettura andrebbe accompagnata da un bicchiere di buon vino a portata di mano.