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La Bibbia è, per eccellenza, il testo con più citazioni riguardanti il vino, motivo per il quale è considerato il primo trattato di enologia al mondo.
Jabier Marquínez, enologo spagnolo, decide di approfondire ulteriormente, al di là delle sue competenze tecnico-scientifiche, la conoscenza sul mondo del vino, avvicinandosi alle Sacre Scritture, studiando per due anni il testo fino a trovare una chiave di (ri)lettura. Un approccio, naturalmente non teologico ma che, in chiave divulgativa rivela l’importante messaggio simbolico del vino.
Uno studio che Marquínez ha pubblicato in Spagna, nel 2010, con il titolo La Biblia, primer tratado de viticultura y enologia (“La Bibbia, primo trattato di viticoltura ed enologia”). Un anno dopo, il libro è stato selezionato nel 2011 come “Best in the World” ai Gourmand World Cookbook Awards. Nel novembre 2013, esce la versione in inglese del libro, Wine in the Bible, basata non sul Canone Cattolico come la prima pubblicazione ma sulla New King James Version (la traduzione della Bibbia in Inglese).
Nel 2021, per i tipi di Edizioni Ampelos, esce la traduzione Italiana, Il vino nella Bibbia, un’edizione di pregio con numerose iconografie, selezionate dallo studioso Cristian Ispir, curatore anche di una delle due prefazioni, la seconda scritta dal Cardinale Vicario Angelo De Donatis.
I capitoli sono strutturati seguendo l’iter produttivo del vino: dalla vigna alla coppa. I brani selezionati, contengono informazioni tecniche e culturali, a eccezione dell’ultimo capitolo dedicato all’amore con la celebrazione del “Cantico dei Cantici”.
Non solo un libro di interesse culturale ma anche un manuale utile per godere dei piaceri del vino ed evitare i pericoli dell’abuso. Il testo affronta, inoltre, temi attuali come i contratti di lavoro, le tecniche di innesto, le malattie della pianta, i processi di invecchiamento e vinificazione, gli aspetti legali, economici e politici dell’epoca.
Ai tempi della Bibbia, secondo quale criterio si selezionavano le varietà da impiantare? Esistevano anche all’epoca vigneti di prima e di seconda scelta? Pare proprio di sì dalle informazioni fornite dall’autore che cita, nelle prime pagine del volume, due passi tratti dalle Sacre Scritture, in cui i riferimenti sulla qualità delle varietà per fare del buon vino, sono espliciti.
Al tempo: “C’era l’uva da tavola, quella da vino, l’uva bianca e quella rossa” e anche la potatura era pratica nota”, riporta Marquínez.
La vite era curata, irrigata e controllata con meticolosità. Così, si legge in uno stralcio di Isaia 18, riportato nel volume dell’enologo spagnolo:
Poiché prima della raccolta, quando la fioritura è finita
e il fiore è diventato un grappolo,
egli taglierà i tralci con roncole,
strapperà e getterà via i pampini
“Ancora una volta- scrive Marquínez- ci viene offerta una descrizione dettagliata di due operazioni eseguite tutt’oggi: il diradamento e la cima dei germogli, entrambi comunemente noti come pota verde”.
In un testo accurato, in cui l’autore, nonostante la sua professione, riesce a mantenersi (magistralmente) imparziale non mancano le citazioni al bere con parsimonia e alle conseguenze se non lo si fa.
Proverbi 23
Non essere fra quelli che si inebriano di vino
né fra coloro che sono ingordi di carne,
perché l’ubriacone e l’ingordo impoveriranno
e di stracci li rivestirà la sonnolenza.
Un testo decisamente innovativo, una edizione, quella Italiana, di grande rilievo, da regalare (e regalarsi), rivolta non solo agli amanti del vino, o agli addetti ai lavori, ma a quanti fanno del sapere e della lettura uno stile di vita che abbraccia diverse tematiche.