“Il mio primo incontro pubblico con la Boschèra si può situare temporalmente nell’era delle parole preziose ed immobili, lucenti come pepite nel torrente che si precipita all’oceano, dentro la metafisica solarità dell’orizzonte (…) Le enormi foglie della vite, denominata Boschèra, nascondevano altrettanto grandi grappoli di uva bianca che poco ci mettevano a riempire gli enormi zhést da vendémia , cesti da vendemmia, portati con notevole fatica, dato il peso (…). Il lemma Boschèra suggerisce un richiamo di sottobosco intricato di epoche anteriori al XV secolo alimentato da una vegetazione di antiva fioritura…”
La memoria è la chiave della testimonianza di Vittorino Pianca, studioso di storia veneta il quale, nel tracciare la sua storia della Boschèra, all’interno del volume “Boschèra. Dai vini selvatici al nobile torchiato del Cansiglio” di Angelo Costacurta ed Enzo Michelet (Kellermann Editore), propone il ritratto di una società rurale profondamente legata al territorio e ai frutti della sua terra.
La Boschèra era ed è parte integrante del Cansiglio come racconta Pianca, riportando anche interessanti fonti storiche del passato, riguardanti la tipicità dell’area geografica che ospita il vitigno. Una zona che oggi Pianca descrive così: “ La zona, denominata anche del Cedenese , si trova nell’estremo limite nord-orientale della Marca Trevigiana e dista pochi chilometri sia dalle Prealpi Bellunesi che da Venezia (…) rientra in un sistema geomorfologico costruito da dolci dorsali collinari (…). Le altitudini sono contenute e comprese mediamente tra i 70 e i 350 metri s.l.m.; le pendenze sono quasi sempre limitate, intorno a un massimo del 20 per cento; solo in alcuni casi, nelle zone più a nord, superano anche il 45-50 per cento (…). Il territorio è in gran parte incontaminato con frequenti vedute suggestive di vigneti alterati a fasce boschive che ci riportano indietro nel tempo (…). Nell’ultimo decennio, grazie alla ristrutturazione dei vecchi vigneti e all’impianto dei nuovi, il paesaggio si è fatto si è fatto più ordinato e moderno, senza però perdere la naturalità e l’antico sapore contadino”.
Nel volume, dopo una dettagliata analisi storica, essenziale per collocare il vitigno nel giusto contesto, si analizza la comparsa della Boschèra, trovando la presenza della stessa, per la prima, all’interno del manuale di “Ampelografia generale della Provinci di Treviso”. Nel volume, pubblicato nel 1870, la Boschèra è definita come: “L’uva più durevole fra tutte e giammai infracidisce”.
Dalle note storiche (una delle caratteristiche peculiari di questo e dei volumi facenti parte della collana “Grado Babo”) il passaggio alle caratteristiche del vitigno è naturale e completa il viaggio alla scoperta di una varietà con caratteristiche molto interessanti.
“La Boschèra è iscritta al Registro Nazionale delle Varietà al n. 326 e inserita tra le varietà idonee alla coltivazione in provincia di Treviso (…). La Boschèra è un vitigno molto vigoroso (…) che predilige i terreni leggeri anche se non è molto resistente alla siccità (…). L’acino della Boschèra è interessante per la produzione di vini appassiti anche perché il rapporto tra buccia e succo, è favorevole a quest’ultimo”.
Unitamente ad altri vitigni della zona, la Boschèra dà origine al noto vino passito Torchiato di cui si racconta nel volume.
Non solo. Gli autori sottolineano come tale vitigno si stia scoprendo poco per volta anche per altre produzioni. Una sperimentazione a cui lavorano gli stessi viticoltori locali, interessati a prendere il meglio da una varietà, capace di prestarsi “a diverse lavorazioni che esaltano le sue particolari caratteristiche di uva semplice, non problematica”.
Arricchisce il volume una selezione di alcune ricette locali tradizionali, accompagnate dal vino Boschèra, nonché delle interessanti note sulle testimonianze artistiche del territorio per chi desidera visitarlo.
Il libro è un altro tassello vincente di una collana davvero unica nel suo genere, all’interno della quale studiosi, di fama internazionale, mettono a disposizione il loro sapere sul tema per offrire ai lettori (specializzati e non) una lettura godibile e con contenti di alto livello.