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Credits: Gabriele Valota Enologo
“The Wolf Post”, ha già evidenziato, in precedenti interviste, quanto il cambiamento climatico fosse una realtà con cui confrontarsi oggi e non più domani.
L’estate 2022 sarà ricordata in Europa, in particolar modo, nel versante meridionale del Continente, come la più calda e siccitosa. La differenza rispetto ad altre stagioni, come la scorsa estate, risiede nella durata delle temperature elevate.
La siccità mette a dura prova l’agricoltura e il settore vitivinicolo non è escluso. In Italia, il Nord deve confrontarsi con una realtà nuova come il razionamento dell’acqua. Le prossime estati potrebbero esser ancora più calde.
Le sfide per l’enologo sono molteplici. Alla figura cruciale del settore chiediamo un pensiero sul tema e sulle problematiche attuali.
Il pensiero dell’enologo Gabriele Valota.
Estate 2022: quali difficoltà, dovute alla siccità e al perdurare del caldo, stai riscontrando nel tuo lavoro, attualmente?
La maggiore difficoltà che sto affrontando è legata alla siccità. La carenza di acqua sta mettendo a dura prova non solo la capacità della pianta di sintetizzare precursori d’aroma, polifenoli e zuccheri, bensì l’intera produzione. In questo periodo diverse varietà stanno iniziando ad invaiare o hanno quasi terminato l’invaiatura. Se l’assenza di acqua dovesse perdurare ancora per molto, temo che in vendemmia dovremo lavorare dei grappoli non pienamente maturi e con una forte disomogeneità da pianta a pianta.
Come stai affrontando le eventuali emergenze, anche in vista della vendemmia?
Ove possibile, l’intervento più rapido ed efficace è quello di ricorrere all’irrigazione di soccorso. Quest’anno difficile da effettuare per mancanza di acqua. Dove non è possibile ricorrere all’irrigazione di soccorso bisogna alleggerire le piante dal carico produttivo e attuare tutte quelle pratiche agronomiche in grado di preservare e limitare l’evapotraspirazione dalle foglie e la risalita capillare dell’acqua verso gli strati più superficiali del suolo.
Differenze di criticità tra vigneti del nord e del sud (abituati, questi ultimi, a temperature estreme e siccità)?
Sicuramente, i vigneti del nord, essendo meno toccati da frequenti siccità e temperature estreme, stanno patendo maggiormente l’attuale andamento climatico. I primi sintomi da stress idrico si sono palesati nel mese di giugno, prima con l’ingiallimento e poi con il disseccamento delle foglie basali, soprattutto in quei vigneti piantati su suoli sabbiosi e/o molto ricchi di scheletro. Oggi, in questi vigneti già si evidenziano danni da avvizzimento del grappolo e in alcuni casi, le piante hanno già disseccato il grappolo abbandonando di fatto la produzione. Si tratta di sopravvivenza.
Al Sud, seppure la situazione resti critica, gli stress sono più limitati. Le varietà autoctone hanno avuto decine di anni per adattarsi naturalmente ai climi aridi. Inoltre, da diversi anni ormai, si stanno sempre più diffondendo portinnesti resistenti alla siccità. Tutto questo oggi permette di contrastare con più facilità le annate con anomalie climatiche come questa.
Come si adatta il tuo lavoro in vista di tempi in cui il clima, tanto in estate come in inverno, condizionerà sempre più (e non positivamente) il lavoro degli imprenditori agricoli?
Per quanto mi riguarda, punto molto sull’aggiornamento professionale e sull’ampliamento delle conoscenze in viticoltura ed enologia, rimanendo vicino alle università e agli istituti di ricerca, sperimentando nuove pratiche agronomiche e nuove varietà resistenti.
Spesso, i problemi che viviamo oggi, in altre parti del mondo sono già stati pienamente o parzialmente affrontati e risolti. Pensiamo, ad esempio all’arido – viticoltura praticata in Israele.