La DOP Sierra de Salamanca è uno dei magnifici tesori vitivinicoli spagnoli, ancora poco noti e di cui abbiamo già scritto.
Documenti testimoniano che le origini della vigna in questa zona risalgono all’epoca romana e i suoi vini erano noti e apprezzati fin dal XV.
Agli inizi dell’800, i vigneti di queste terre ebbero una espansione importante, diventando uno dei pilastri economici della regione. Tutto il contrario avvenne, purtroppo, nel Novecento scorso quando i vigneti subirono un progressivo abbandono, per via dello spopolamento delle aree rurali, causando la chiusura delle cantine cooperative. Solo nell’ultimo decennio dello stesso secolo vi fu inversione di tendenza con la creazione di quattro cantine moderne e il rinnovo dell’ultima cooperativa in attività per produrre vini di alta qualità a bassa produzione.
Il microclima della Sierra de Salamanca è particolarmente adatto alla coltivazione della vite: estati secche con notti fredde aiutano le uve a maturare correttamente, mantenendo una buona acidità e sviluppando i profumi caratteristici delle varietà della nostra zona.
Il clima è mediterraneo umido, con inverni relativamente brevi e non molto freddi ed estati lunghe, calde e secche. In autunno e primavera le precipitazioni abbondanti compensano la scarsa capacità di ritenzione idrica dei suoli.
All’interno della Sierra vi sono variazioni interessanti: ceppi che vanno da 400m a quasi 1000m.
I suoli della zona, a differenza della generalità delle regioni vinicole di Castilla y León, hanno un carattere acido. Tali caratteristiche conferiscono ai vini una personalità importante.
Infine le varietà. Garnacha Tinta e Tempranillo, conosciute nella zona rispettivamente come Calabrés e Aragonés sono cloni della varietà principale, essendo adattati alle caratteristiche peculiari della Sierra. Queste varietà convivono con la Rufetem varietà autoctona e predominante della zona, vera protagonista della DOP.
Miguel Muela Notivol, responsabile della DOP Sierra de Salamanca, presenta questa varietà così particolare in questa intervista.
Siete una delle poche DOP, non solo spagnole, che producono vino con vitigni autoctoni. Questa scelta, per preservare l’importante patrimonio vitivinicolo del territorio, quali vantaggi comporta e quali difficoltà?
Il vantaggio principale è lavorare con qualcosa di unico, che può essere trovato solo nella Sierra de Salamanca. Ci sentiamo quindi eredi di un patrimonio, principalmente intorno alla varietà Rufete, che è in nostro potere preservare.
Piuttosto che di difficoltà, parlerei di una sfida. E questo non è altro che conoscere non solo le varietà autoctone, ma anche la storia viticola della Sierra, il vecchio vigneto sui terrazzamenti, i dislivelli, i terreni e gli orientamenti che fanno di questa DOP un luogo unico per la coltivazione della vigna.
Rufete, un’uva ancora poco conosciuta ma con notevoli potenzialità. Puoi descrivere in dettaglio le caratteristiche sia della varietà che del bianco?
La Rufete è il vitigno autoctono della Sierra de Francia, situato a sud di Salamanca. Si caratterizza per essere molto adattato alla zona, con grappolo piccolo e serrato, grana medio-grande e buccia medio-fine.
È una varietà sottile, complessa nell’elaborazione, che fornisce aromi delicati con sentori di frutta rossa e spezie, con tannini dolci e morbidi che aggiungono eleganza e complessità ai vini.
Il Rufete Serrano Blanco, invece, si caratterizza per avere una buccia spessa, bassa resa in pressa ma grande concentrazione aromatica. Con un’acidità medio-alta che si traduce in vini freschi ed eleganti.
Entrambe le varietà hanno un potenziale enologico enorme, produzioni molto limitate e che danno origine a vini molto diversi da quelli di altre zone della Spagna.
Quali caratteristiche hanno i vini ottenuti da questo vitigno?
I vini prodotti con Rufete sono caratterizzati da una spiccata e molto equilibrata acidità, eleganti note aromatiche di frutti rossi e speziati e un sorso complesso, untuoso e lungo.
La buccia sottile fa sì che i vini abbiano uno strato di colore e di media intensità cromatica e un carico tannico medio. L’elevata acidità del vitigno permette un lungo invecchiamento, in cui i vini si ammorbidiscono e la complessità al naso aumenta.
I giovani a base di Rufete hanno una carica aromatica fruttata esplosiva, con una bocca fresca e piacevole.
Quali obiettivi si pone la DOP nel prossimo futuro per diffondere sempre più a livello internazionale i vini e la storia di Rufete?
Dare continuità al lavoro svolto sin dalla creazione della DOP, incentrato principalmente sulla presenza nelle fiere del vino con importatori e clienti internazionali. Collaborando anche con media come The Wolf Post che avvicinano la ricchezza del nostro territorio ai consumatori di altri mercati.