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Champagne, vino spumante per antonomasia, fiore all’occhiello della Francia vitivinicola appassiona gli amanti del genere e i consumatori occasionali.
La sua storia è la tradizione di un intero popolo e di viticoltori capaci di creare un mito intorno a un progetto. Sì, un progetto. Così lo definisce Pietro Palma, autore de “Il suono dello Champagne” (Edizioni Ampelos).
Sommelier, enotecario e Ambassadeur du Champagne per l’Italia 2018, Palma racconta cosa e chi si cela dietro la melodia di un nettare che seduce il mondo intero. Lo fa con il talento di chi insegna senza apparire pedante o accademico. La sua scrittura è un viaggio diviso in 14 tappe. La parte storica ci consegna informazioni utili sull’area geografica, la Denominazione e non solo. Si scopre, ad esempio, che: (…) “lo Champagne ha tanti padri, ciascuno dei quali, ha aiutato a migliorare qualcosa, mettendo il proprio tassello in un puzzle più grande, la cui immagine oggi possiamo vedere chiaramente: la Méthode Champenoise”.
Il viaggio nella creazione del suono dello Champagne inizia nel vigneto dove le viti selezionate plasmeranno la fisionomia del vino. Da lì, in poi il percorso complesso, delicato dalla provenienza delle uve, alla vendemmia e pressatura, la prima fermentazione, l’assemblaggio e vari altri passaggi fino ad arrivare alla bottiglia che arriva al consumatore finale.
Il lungo e laborioso processo di elaborazione dello Champagne ha come scopo finale quello di consentire al produttore di dare una forma tangibile alla propria idea di questo vino. Questo è anche lo scopo finale ampiamente raggiunto dall’autore, il quale, nelle pagine finali del suo viaggio testuale, si interroga sul futuro dello/a Champagne, tra cambiamenti climatici e sostenibilità ambientale.
Un glossario e una interessante bibliografia, contemporanea, con studi pubblicati negli Anni Duemila, completano un testo di alto livello, eppure alla portata di tutti. Una lettura da regalare e regalarsi per (ri)scoprire le meraviglie del vino più celebre al mondo.