Vino & Altre Storie

Anderson Wine Valley: una storia (anche) italiana

Written by Veronica Lavenia

I bianchi arrivarono per la prima volta nella contea di Mendocino nel 1830. La scoperta dell’oro portò un cambiamento radicale nella zone rimasta per secoli patria indisturbata come patria dei nativi indiani Pomo. Man mano che le persone provenienti da ogni parte del globo, si insediavano in terra di California alla ricerca della ricchezza la necessità di trovare nuove terre per l’agricoltura e l’allevamento divenne sempre più urgente.

Tra gli immigrati interni, la famiglia di Walter Anderson, proveniente dal Missouri, era destinata a lasciare la sua impronta indelebile a Mendocino. Walter e Rhoda Anderson, arrivati nel 1845, videro nuove terre e nuove opportunità per i loro figli. All’interno della stessa California gli Anderson viaggiarono a lungo prima di trovare il luogo chiamato casa. Furono i figli di Walter andando a caccia a scoprire un giorno una sporgenza rocciosa in cima a un crinale. Essi rimasero estasiati nel vedere una lunga valle che si estendeva fino al nord-ovest, circondata da fitti boschi sul versante sud-occidentale ed erboso colline a nord-est. I giovani cacciatori scesero a fondovalle e trovarono abbondante erba di prato e acqua per il bestiame. Cervi, alci, orsi e piccoli animali selvatici vagavano per la valle e colline circostanti. Essi si accamparono per diversi giorni, esplorando e ammirando le meraviglie naturali che forse non erano mai state viste prima da uomini bianchi. Non appena si ricongiunsero al resto della famiglia, raccontarono la loro scoperta. Nel giro di pochi giorni, gli Anderson erano in viaggio per fare  di quella valle la loro casa. Quella valle, tempo dopo sarebbe stata conosciuta in seguito come Anderson Valley.

©Anderson Wine Valley -Goldeneye view

La stessa bellezza e abbondanza che attrasse gli Anderson attirò presto altri coloni dand vita, in poco tempo a una fiorente comunità agricola. Molti di loro erano Europei e portarono le loro conoscenza sulla coltivazione di frutteti, vigneti, cereali…

Proprio nella Anderson Valley sorse la prima industria di bevande alcoliche, dalla birra al brandy, per quanto il vino invece fosse ancora relegato al consumo domestico. Le difficoltà consistevano nel fatto che, a parte alcuni coloni svizzeri, la maggioranza proveniva dagli Stati Uniti orientali, dove non esisteva la tradizione di vinificare. Un altro limite era il clima. I pochi che avevano provato a dedicarsi alla coltivazione dell’uva europea (vinifera) nella Anderson Valley ebbero problemi con maturazione e gelo.

©Anderson Wine Valley

Qualcosa iniziò a cambiare alla fine dell’Ottocento quando un nutrito gruppo di Italiani  si stabilì nella California settentrionale, in particolare a Greenwood Ridge il cui porto collegava con Anderson Valley, una distanza stradale di circa 18 miglia. Rispetto alla Anderson Valley vera e propria il clima era molto diverso. Le gelate inesistenti, il sole molto generoso, la vicinanza dell’Oceano Pacifico impediva picchi estremi di temperature. Gli Italiani trovarono condizioni ideali per la coltivazione dell’uva.

Divenne presto nota in zona l’attività agricola di Angelo e Rosie Frati, produttori di vino e pane che vendevano nella Valle con un mercato sempre crescente.

Nel frattempo, la zona andava modernizzandosi con la costruzione delle ferrovie, di altre segherie ma presto gli italo-americani decisero di dedicarsi sempre più alla produzione e vendita di vino, seguiti, successivamente, anche da alcuni nativi locali.

L’importanza degli Italiani nella divulgazione della cultura vitivinicola della zona fu presto riconosciuta dalla comunità che, con il termine Iteland, indicava l’uva da vino mentre l’espressione Frati shams era il riconoscimento dei contributi pionieristici della famiglia Frati alla viticoltura locale.

©Anderson Wine Valley-Craftsman cottage

L’epoca del proibizionismo fu causa di crisi, nonostante molti produttori vendessero di nascosto vino e uva. La crisi vitivinicola del decennio spinse molti vignaioli a lasciare cadere le viti per fare posto a frutteti. Altri vendettero le fattorie. Alcuni, invece, speravano in un futuro migliore. Tra loro John e Rosier Pardini i quali, nel 1922, nonostante il Proibizionismo appena emanato, piantarono un nuovo vigneto.

Dopo il proibizionismo, la Anderson Valley fu pronta a ripartire, potendo godere di una rete di trasporti idonea a trasportare in poco tempo l’uva. Risollevarsi richiese tempo e tanta fatica ma la scelta di John Pardini si era rivelata saggia.

Dopo la seconda guerra mondiale furono ancora gli Italiani a puntare sulle potenzialità della Valle.

La Swiss Colony, un’azienda vinicola situata nella città di Asti, nella contea settentrionale di Sonoma, acquistò acquistò 200 acri di terreno pianeggiante (attualmente sede della Anderson Valley High School) e iniziò a piantare circa 100 acri di Ugni Blanc e French Colombard l’anno successivo. L’azienda firmò anche contratti con un certo numero di proprietari terrieri della Anderson Valley, garantendo l’acquisto delle loro uve per 15 anni. Inoltre, l’azienda acconsentì di pagare le spese di trasporto più un premio di due dollari per tonnellata se i produttori avessero piantato alcuni vitigni ad alto rendimento.

©Anderson Wine Valley

Sfortunatamente, il progetto non ebbe esito positivo poiché le varietà scelte dall’azienda non diedero mai risultati eccezionali. L’azienda vendette i terreni dove furono costruita la scuola e un’area residenziale. Inoltre, la filossera e altri parassiti convinsero altri produttori della zona a desistere.

Nel 1964, ha inizio l’era moderna della viticoltura e della vinificazione nella Anderson Valley. In quell’anno, il dottor Donald Edmeades, medico del sud della California, piantò 24 acri di uva da vino premium, fiducioso degli studi effettuati da alcuni ricercatori dell’Università della California i quali avevano concluso che, con le varietà giuste, la Anderson Valley aveva i terreni per una vinificazione di successo, nonostante fossero stati riconosciuti anche i limiti del clima.

Edmeades piantò quattro varietà di uva da vino. Il Gewurztraminer era uno di quelli consigliati dagli studi ma la vera scommessa di Edmeades fu scegliere il Cabernet Sauvignon come vitigno rosso principale. Nel giro di pochi anni, altri vignaiolo seguirono l’esempio di Edmeades. Per i primi anni, il Dr. Edmeades vendette i frutti del vigneto di famiglia alle cantine fuori Valle. Ben presto, egli decise di frantumare e fermentare da solo. Alla sua scomparsa il figlio Deron guidò l’azienda vinicola, continuando il sogno del padre.

La qualità dei primi vini della Anderson Valley si è dimostrata promettente, incoraggiando altri a cimentarsi nella vinificazione. Nel giro di pochi anni, molti imprenditori agricoli si unirono alle cantine sorte in zona.

Edmeades fu tra i primi a creare con altri vignaioli una corporazione per divulgare i vini della zona e venderli ai benestanti residenti o turisti in visita.

Gli anni ’80 del Novecento, hanno visto l’espansione delle aziende vinicole della Anderson Valley su una scala tale sembravano quasi impossibili un decennio prima.

©Anderson Wine Valley-Phillips hill tasting room

Nel 1998, gli Anderson Valley Winegrowers Association fondarono lAnderson Valley Pinot Noir Festival per mostrare la crescente reputazione come denominazione di produzione di Pinot Noir.

La Anderson Valley è diventata famosa anche per i suoi vini bianchi in stile alsaziano, a base di Gewürztraminer, Pinot Grigio, Pinot Bianco, Riesling e Moscato.  A causa del clima freddo della denominazione, queste varietà crescono molto bene e producono vini frizzanti e aromatici amati da molti. Per celebrare questi vini, l’AVWA ha iniziato a ospitare l’International Alsace Varietals Festival a partire dal 2006.

©Anderson WineValley

Anderson Valley è una regione vinicola con una storia antica fatta di scommesse, fallimenti, successi e progettualità. Una comunità nata dalla tenacia di coloni, nativi, immigrati che rende la valle unica al mondo. La Anderson Valley è, inoltre, molto distante dalle grandi città e dalle principali autostrade rispetto alla maggior parte rinomate regioni vinicole della costa occidentale. Questo isolamento ha segnato profondamente la storia della valle e garantisce una qualità dell’aria e dei terreni notevole.

About the author

Veronica Lavenia

PhD.
Writer, book author, essayist and magazine contributor, some of her works have appeared in the most popular International magazines.
Digital Content Manager and Communication Manager at "The Wolf Post", since the birth of the platform.

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