Un po’ come è avvenuto per alcuni dolci divenuti iconici, l’Amarone pare sia nato da un errore.
Negli anni ’30, il cantiniere Adelino Lucchese, durante l’imbottigliamento del Recioto dolce, dimenticò una botte piena, rendendosi conto dell’errore qualche anno più avanti. Quando comunicò all’enologo dell’azienda la sua svista, Lucchese era certo del licenziamento. Una volta assaggiato il vino “dimenticato” lo stupore fu enorme. Il vino aveva struttura, morbidezza, eleganza, ma non era più dolce. Da qui il nome.
Più della metà dei vitigni da cui si produce l’Amarone crescono esclusivamente in Valpolicella (Veneto). Il disciplinare consente l’aggiunta di altri vitigni tipici della Valpolicella e di piccolissime quantità di vitigni nazionali e internazionali.
Tra i vini recensiti, tre sono quelli vivamente consigliati.
Amarone della Valpolicella SVT300 Terrazze 2017 della Tenuta Massimago:“ Il sorso è generoso, dal tannino setoso e bel levigato. Ben bilanciato nelle sue parti regala un persistente retrogusto di frutto maturo impreziosito da una nota di scatola di sigari.” Per la recensione completa clicca qui.
Amarone della Valpolicella Classico Monte Ca’ Bianca Riserva 2018 di cantina Begali: “Il ventaglio olfattivo è ampio, intenso e di qualità fine. Oltre ai profumi floreali, il bouquet si arricchisce di note fruttate che ricordano piccoli frutti di bosco a bacca rossa, amarena sotto spirito e prugna essiccata.” Per la recensione completa clicca qui.
Amarone della Valpolicella Classico Riserva Campedel 2015 dell’azienda Gamba: “Sorso opulento, con un tannino importante e setoso, corroborato da un’importante sapidità, che dona eleganza. Buona la persistenza gusto olfattiva di frutta in confettura e vaniglia.” Per la recensione completa clicca qui.